Malattie metaboliche in palestra

Malattie metaboliche in palestra

Alimentazione ed esercizio fisico prima del farmaco -

Nel secondo secolo d.C. Claudio Galeno (medico di Marco Aurelio) scrisse il libro “Mantenimento della salute” dove arte dell'allenamento e alimentazione, insieme a quella della medicina, facevano tutte parte della “dottrina della salute”. L’arte della medicina era necessaria solo dove le prime fallivano e comunque potevano sempre aiutare il malato.

Al giorno d’oggi dal punto di vista medico, quando si presentano delle problematiche metaboliche, in molti casi si sottovaluta come la terapia dietetica e l’attività fisica possano avere un ruolo determinante per migliorare la risposta del soggetto. Affiancare attività fisica e alimentazione mirate può amplificare l’azione di una eventuale terapia farmacologica ed in alcuni casi portare ad un completo ripristino della situazione di equilibrio metabolico e salute del soggetto. 

In molti casi la responsabilità di questa situazione non è solo del medico ma spesso è il paziente stesso che, preso dalla sua pigrizia fisica e mentale, preferisce soluzioni “facili” anche se meno logiche.

Numerosissime ricerche negli ultimi quaranta anni hanno dimostrato come un basso livello di fitness sia associabile a:

  • Ipertensione
  • Iperglicemia
  • Ipercolesterolemia
  • Malattie cardiache coronariche
  • Aumento dell'incidenza di alcuni tumori

Spesso queste problematiche sono associate a situazioni di sovrappeso o obesità.

 

Terapie nutrizionali

Nei casi di ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia l'abbinamento di alimentazione ricca di cibi vegetali e grassi poli/monoinsaturi e attività aerobiche porta in un numero elevato di casi, soprattutto nei soggetti più giovani, ad una buona normalizzazione dei parametri con significativo aumento delle HDL (colesterolo “buono”).

Si rende così possibile il rinvio nel tempo del ricorso a farmaci specifici e, anche nella necessità terapeutica, la sinergia farmaco-dieta-attività fisica potenzia l'effetto e richiede minori dosi di farmaco stesso.

Nelle problematiche diabetiche, in particolare di tipo 2, la dietoterapia, soprattutto con alimentazione basata su cibi a basso indice glicemico, è determinate. Questa scelta, unita ad appropriata attività fisica porta alla diminuzione dei valori glicemici e, nel caso dell’uso di farmaci, ad una conseguente riduzione dei dosaggi degli stessi.

 

Attività fisica per migliorare la tolleranza al glucosio

Pochi studi hanno indagato le effettive differenze tra esercizio aerobico e quello di forza. Tra questi quello di Eriksson che ha comparato due programmi di sei mesi, uno basato esclusivamente sull'esercizio aerobico, e l'altro basato sull'allenamento con i pesi a circuito:

Aerobico - 3 sedute

  • n.1 seduta da un’ora al 65% della Fcmax
  • n.2 sedute da un’ora e mezza al 60% della Fcmax

Circuito misto - 3 sedute

  • 8 esercizi base x 8/10 ripetizioni
  • ogni esercizio 3 serie

Il carico veniva aumentato dopo la seconda e la quinta settimana.

Lo studio ci dice che l’esercizio aerobico migliora il VO2max e l’HDL ma non provoca modifiche in sensibilità all’insulina e secrezione della stessa. Invece l’esercizio con i pesi migliora la sensibilità all’insulina del 23% grazie ad un aumento del metabolismo non ossidativo del glucosio.

Da questa ricerca condotta su venti soggetti sembra che l’allenamento in circuito contribuisca in maniera più efficace al miglioramento della tolleranza al glucosio. Inoltre è stato dimostrato che più elevata è l’intensità dell’esercizio migliore è l’effetto su sensibilità all’insulina ed utilizzazione del glucosio.

 

Attività fisica per migliorare i parametri di colesterolo totale, HDL e trigliceridi

Per ottenere buoni livelli di “fitness cardiovascolare” occorre un esercizio di 3-4 volte la settimana per 30-60 minuti al 50-75% della VO2max. In uno studio è stato evidenziato come l’attività aerobica svolta al 50% del VO2max (circa il 60/70% della FCmax) per 2 mesi, 3 volte la settimana per 40 minuti abbia modificato:

  • colesterolo totale (- 17,3%)
  • colesterolo HDL (+ 98%)
  • trigliceridi (-18%)

Non è necessario un allenamento ad alta intensità per ottenere benefici cardiovascolari.

 

Protocollo di allenamento per soggetto con sindrome metabolica

Per poter parlare di sindrome metabolica devono essere presenti contemporaneamente almeno tre dei seguenti fattori di rischio:

  • Pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg
  • Trigliceridi ematici superiori a 150 mg/dl
  • Glicemia a digiuno superiore a 100 mg/dl
  • Colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl nell'uomo o a 50 mg/dl nelle femmine
  • Circonferenza addominale superiore a 102 cm per i maschi o a 88 cm per le femmine


Per il trattamento della sindrome metabolica è generalmente adottato di un programma di allenamento incrementale.

Per il primo mese si svolge solo ed unicamente attività aerobica, con tre sedute settimanali, partendo con venti minuti al 65% della FCmax e incremento di due minuti a seduta.

Dal secondo mese viene introdotto un ciclo di due sedute a settimana di esercizi con la metodica circuit training, con controllo della frequenza cardiaca sulle stazioni cardiofitness.