Il fabbisogno lipidico

Il fabbisogno lipidico

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Nonostante i grassi vengano spesso etichettati come i principali responsabili di obesità e malattie cardiovascolari, il loro ruolo all'interno dell'organismo è a dir poco fondamentale. Sottovalutarne le importanti proprietà nutrizionali, riducendo il loro consumo al di sotto dei valori minimi consigliati, rischia di avere ripercussioni negative sulla nostra salute. Nell'alimentazione umana i grassi, di origine vegetale e animale, ricoprono anche un ruolo strutturale e metabolico di primaria importanza.



I lipidi dovrebbero fornire il 20-30% della quantità totale delle calorie assunte con la dieta e suddivisi in parti uguali tra acidi grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi.

Generalmente, i lipidi di origine vegetale sono più ricchi di acidi grassi insaturi e considerati protettivi per la salute, mentre quelli di origine animale, contengono in larga misura i saturi, e vengono considerati potenzialmente nocivi.

Dopo i carboidrati, i lipidi costituiscono la seconda principale fonte energetica impiegata dall’individuo durante un esercizio. L’intensità e la durata dello sforzo, così come la disponibilità di carboidrati, rappresentano gli elementi determinanti l’entità dell’ossidazione lipidica a fini energetici.

A causa del loro alto contenuto energetico, assunzioni di eccessive quantità di lipidi possono determinare un indesiderato incremento ponderale. Infatti, 1 g di lipidi fornisce più del doppio delle calorie fornite da 1 g di carboidrati (9 Kcal contro 4 Kcal) e ogni molecola di lipide fornisce circa 4 volte la quantità di ATP che fornisce una molecola di zucchero.

La maggior parte dei lipidi sono depositati nel tessuto adiposo. Anche i muscoli scheletrici accumulano quantità significative di lipidi nella forma di trigliceridi intramuscolari.

Attualmente vi è grande interesse sul ruolo di questi ultimi come risorsa energetica durante l’esercizio e sul ruolo giocato dallo scarso introito di lipidi dopo esercizio: si ritiene, infatti, che questo possa essere causa di un incompleto ripristino delle quantità di trigliceridi intramuscolari e che ciò si associ alla riduzione delle prestazioni di resistenza e dei carichi di lavoro sostenibili.

 

Acidi grassi polinsaturi

Gli acidi grassi polinsaturi sono acidi grassi con più di un doppio legame carbonio-carbonio all’interno della catena. Si dividono schematicamente in due sottogruppi: gli omega 3 e gli omega 6, che derivano rispettivamente dall’acido alfa-linolenico (ALA; 18:3n-3) e dall’acido linoleico (LA; 18:2n-6). Nei mammiferi, ALA e LA sono composti essenziali. L’acido alfa-linolenico, precursore della serie degli omega 3, è presente nelle noci, nei semi di lino, nella soia e nei loro oli. Da questo possono essere sintetizzati: l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA). Entrambi si trovano in alte concentrazioni nella carne di alcuni pesci (salmone, sgombro, tonno, trota, aringa) e nei loro oli. Anche questi, a causa della bassa percentuale che ne può derivare dalla conversione di ALA (circa 5% per EPA e <1% per DHA), dovrebbero essere considerati, per l’uomo, composti essenziali.

 

Omega-3 e salute cardiovascolare

Negli ultimi trent’anni vi è stato un crescendo di interesse nei confronti del ruolo svolto dagli acidi grassi omega 3 sulla salute umana e si sono dimostrate evidenze convincenti circa l’effetto positivo di prevenzione e trattamento nella patologia cardiovascolare.

Alcuni studi sul ruolo degli omega 3 negli atleti, sembrerebbero mostrare che il loro consumo migliora la captazione di ossigeno e di nutrienti a livello tessutale e nel muscolo scheletrico, riduce l’infiammazione causata dall’affaticamento muscolare e stimola il metabolismo aerobico aumentando la VO2max.

Sulla base di questi studi alcuni autori ne suggeriscono la supplementazione negli atleti.